CORTO CIRCUITO LINGUISTICO DOVUTO ALLA LINGUA MADRE

In questo post vorrei focalizzare l’attenzione sui possibili cortocircuiti comunicativi che possono sorgere da pronunce carenti nella lingua straniera, dovute in particolare modo al peso che la lingua madre riveste nel nostro parlato. In questo caso, non faccio strettamente riferimento alla dizione, ossia l’articolazione dei suoni del linguaggio che permette di celare l’influenza dialettale nel nostro parlato, come richiesto ad esempio, in ambito teatrale, cinematografico o giornalistico, bensì ai problemi correlati a potenziali incomprensioni che possono originare da una pronuncia scorretta di un termine.

Quando una persona parla in una lingua diversa dalla propria lingua madre, uno degli aspetti più sottovalutati rimane l’influenza che quest’ultima può avere nella comunicazione. Talvolta, grazie al contesto, ai gesti e agli sforzi del nostro interlocutore, il peso della lingua madre si rivela innocuo, creando, tutt’al più, qualche situazione esilarante o d’imbarazzo. Tuttavia, spesso, una pronuncia errata può portare ad esiti comunicativi catastrofici, in particolare se non ci si trova in presenza del proprio interlocutore e, dunque, il contesto e la gestualità sopra citati, tanto preziosi per una corretta comprensione del messaggio, non sono più disponibili. Può essere, ad esempio, il caso di una conversazione telefonica, in cui la comunicazione avviene “a distanza”. Mentre la lingua scritta non presenta problemi di questo tipo, nel parlato un minimo difetto di pronuncia è sufficiente per far travisare completamente il senso di una frase, motivo per cui spesso nelle conversazioni telefoniche ci si trova costretti a fare lo spelling per colmare tale carenza.

Pensiamo agli orientali e alla loro ben nota incapacità di pronunciare la lettera “R”, o agli arabi la cui lingua non prevede la lettera “P” e che quindi tendono a pronunciarla come una “B”.

Partendo dal presupposto che la lingua è il collegamento tra il pensiero e il suono, ossia è l’espressione fonica di ciò che pensiamo, nel momento in cui ci si trova in difficoltà a esprimere ciò che si vuole dire a causa di un mero difetto fonico, si viene a creare un corto circuito linguistico, in cui non solo il messaggio non viene recepito correttamente dal destinatario, ma potrebbe addirittura essere frainteso portando a conseguenze anche gravi.

In poche parole, quando si impara o si insegna una lingua straniera, il superamento del peso della lingua madre da parte del parlante riveste la stessa importanza dell’apprendimento della grammatica corretta o del lessico da utilizzare. Spesso, a livello accademico si dà maggiore importanza all’aspetto grammaticale che, sebbene crei le fondamenta per poter interloquire con maggior efficacia e per apprendere strutture linguistiche anche più complesse, non elimina altri ostacoli propri della comunicazione parlata.

Quanto detto sopra si può applicare tanto a una comunicazione più strettamente informale e amichevole, quanto a interazioni più formali e professionali; pensiamo a quanto i difetti di pronuncia potrebbero rivelarsi gravi per un controllore di volo o pilota di aerei, o anche per tutte quelle figure professionali che  impiegano quotidianamente le lingue straniere, come gli interpreti o le hostess: queste persone potranno non avere una dizione perfetta, ma di certo non potranno permettersi di scambiare completamente la pronuncia di alcuni suoni con altri all’interno di una parola (row (fila) vs low (basso), light (luce o leggero) vs right (destra o corretto), lane (corsia) vs rain (pioggia), grow (crescere) vs crow (corvo), gross (di cattivo gusto) vs cross (croce, arrabbiato. infastidito), bet (scommettere) vs bed (letto), pitch (campo di gioco) vs bitch (femmina del cane, donna di facili costumi), beach (spiaggia) vs peach (pesca), arm (braccio) vs harm (fare del male), hunger (fame) vs anger (rabbia) e così via, per citare alcuni esempi in lingua inglese.

A proposito di effetti esilaranti dovuti a difetti di pronuncia ereditati dalla propria lingua madre, segnalo questo video  intitolato “The Italian man who went to Malta”.Il video gioca molto sugli arcinoti problemi di pronuncia degli Italiani in inglese e sugli esiti esilaranti di incomprensione causati da tale problema.

Oppure quest’altra scena comica dove l’attore Herbert Lom, nei panni dell’inetto detective francese ispettore Clouseau nella serie capolavoro degli anni ottanta La Pantera Rosa, dove pronuncia la parola “message (messaggio)” con un accento francese che suona come “massage (massaggio)” creando una situazione comprensibilmente comica.

In conclusione, per poter interloquire efficacemente in una lingua straniera, soprattutto oralmente e a distanza, è necessario limare il margine di incomprensione il più possibile. È buona prassi partire dalle fondamenta, per acquisire al meglio le regole grammaticali e costruire un ampio bagaglio di vocaboli, ma non dimentichiamo che basta anche un singolo errore di pronuncia, anche dovuto alla nostra lingua madre, per vanificare i nostri sforzi e generare incomprensioni.

Hillary Ngaine Kobia,

Coordinatore NLS


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