… UN ITALIANO VERO !

Abbiamo già lungamente trattato, nel nostro blog, di lingue straniere; dalla difficoltà di apprendimento (in particolare in età adulta), alle gaffe con cui inevitabilmente ci si scontra lungo questo percorso, fino alle contaminazioni linguistiche di cui, ormai, complice la globalizzazione, è pieno il mondo!
Tuttavia, non ci siamo ancora soffermati su un aspetto che è tanto caro, in particolare, a chi fa della Lingua la propria professione, a chi la studia non a mero scopo comunicativo, ma per pura Conoscenza e Passione verso tutte quelle sfumature proprie di ogni lingua e per cercare, magari, in seguito, di trasmetterle appieno anche in altre lingue e/o culture.

Ogni lingua ha qualcosa che la accomuna ad altre e, al contempo, ha qualcosa che la distingue da ogni altra del pianeta. “Varietà linguistica”, non a caso è questo di cui parliamo quando ci riferiamo alle diverse lingue del mondo e, concorderete, non potrebbe esserci termine più adeguato per veicolare il duplice carattere di (intra e inter)diversità e di ricchezza.

A tal proposito, dopo tanto aver parlato delle lingue straniere e dell’importanza sempre crescente che rivestono nei diversi ambiti della vita quotidiana, non possiamo non soffermarci sulla nostra bella lingua italiana! Quanta ricchezza e quanta diversità! Poche lingue al mondo possono vantare tante varianti linguistiche quanto l’italiano, su un territorio così relativamente ristretto!

Discorso già trattato in lungo e in largo, ma sempre affascinante!

Pensiamo anche solo ai dialetti regionali (se non addirittura provinciali o comunali!); si potrebbe tranquillamente parlare di venti lingue per venti regioni! Da Dante Alighieri ad Alessandro Manzoni, è stato lungo e impervio il percorso che ha portato (idealmente nel 1861) a un’Italia unita e uniformata anche a livello linguistico. Ricordiamo che per secoli l’italiano era rimasto appannaggio di un’élite ristretta, costituita unicamente da colti e letterati e che la restante popolazione, composta perlopiù da analfabeti, comunicava esclusivamente grazie alle diverse forme dialettali proprie delle diverse zone della penisola.
Fu solo all’indomani dell’unità d’Italia che il già citato Alessandro Manzoni propose la diffusione del solo fiorentino colto come lingua nazionale.

L’analfabetismo e il dialetto, però, non potevano essere cancellati con un colpo di spugna nel giro di qualche anno e la diffusione capillare dell’istruzione e dell’alfabetizzazione portarono, dunque, sì a una maggior conoscenza della lingua italiana, ma anche, da un lato, a un’italianizzazione dei dialetti troppo radicati per scomparire e, dall’altro, ad addirittura un maggior rafforzamento dei dialetti regionali.

Conseguenze che sono arrivate sino ai giorni nostri, consolidandosi in quella diversità che tanto è cara a noi italiani e che, tanto in passato quanto oggi, ci distingue da regione in regione, da provincia in provincia e, persino, da comune in comune.

In relazione alla nostra bella lingua e al nostro bel Paese, sono molti gli aspetti che si potrebbero approfondire: dal fascino accattivante del made in Italy nel mondo (pensiamo alle insegne e slogan di ristoranti e pizzerie che riportano parole quali “Bel paese”, “Tuscany”, o “Pizza”), alla delicatezza e musicalità del parlato e complessità e particolarità grammaticale (che rendono la lingua italiana tra le lingue più studiate al mondo, addirittura al quarto/quinto posto in classifica!), a “quale futuro per i nostri dialetti?”

Di certo gli spunti non mancano e, a nostra volta, non mancheremo di approfondire uno o più di questi argomenti nei nostri post (o per meglio dire, articoli!) futuri.


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